martedì 10 aprile 2012

IL LEGAME FRA SPIRITUALITA' E LAVORO. Sue ricadute sul benessere sociale.

Nel dibattito pubblico e privato di questi mesi sulla crisi di lavoro, disoccupazione giovanile, tipologie di lavoro, articolo 18, mobilità, pensioni, manca una riflessione di fondo su: che cosa è il lavoro, qual'è la sua motivazione?
Queste riflessioni sono indispensabili perchè ritrovi dignità e valorizzazione l'uomo soggetto e artefice del lavoro.
Il denaro è diventato il perchè e la motivazione principale o unica dell'impegno al lavoro e chi paga il lavoratore non compra solo le sue prestazioni, ma anche le sue motivazioni e quindi la libertà della persona.
L'etica del "lavoro ben fatto" come coincidenza fra vocazione e senso umano del lavoro, come dignità della professione stessa, sta scomparendo e la crisi che stiamo vivendo ci costringe a riscoprire il valore dell'esperienza spirituale dell'uomo che lavora.
Per rilanciare veramente l'occupazione occorre liberare le energie spirituali che in questi decenni sono state soffocate dalla burocrazia, dall'eccessiva occupazione nel settore pubblico, che ha prodotto beni e servizi inadeguati o inutili per l'incapacità anche temporale di adeguarsi rispetto ai bisogni della gente. Solo chi è vicino ai problemi ha gli elementi necessari per fare scelte giuste come impresa ed in economia.
Ogni epoca ha una differente situazione del mondo del lavoro che necessita di essere ripensato nel proprio contesto locale socio economico.
I nuovi lavori dovrebbero nascere dal basso, dai cittadini e dalla società civile, dall'intreccio fra cultura e conoscenza tacita e specifica accumulata nelle scelte quotidiane,  che è l'unica conoscenza utile ed indispensabile per fare scelte produttive giuste.
Il termine "spirituale"  nell'uso corrente viene interpretato come distacco dal mondo, mentre è proprio di chi è inserito nel mondo: l'arte, la scienza, la civiltà appartengono alla sfera spirituale.
Questo distacco si è prodotto gradualmente nel corso della modernità in cui sono avvenute le principali biforcazioni fra "senso" del lavoro e vita dell'uomo.
Il processo di industrializzazione come culmine della modernità sul versante economico produttivo ha contribuito ad approfondire il solco fra "senso " del lavoro ed "utilità del lavoro", di ciò che viene prodotto. Inoltre la diffusa frattura fra fede e cultura ha fatto emergere prevalentemente gli aspetti oggettivi del lavoro, ciò che l'uomo realizza con il suo fare, separandolo dal suo protagonista come persona in relazione (aspetto soggettivo).
Come conseguenza il lavoro è stato considerato alla stregua di un ingrediente del processo produttivo di cui si valutano i costi (da rendere minimi) e l'utilità (da massimizzare). Oggi quello che più manca nel discorso sul lavoro è la sottolineatura delle sue dimensioni spirituali che sono il motivo per cui il lavoratore è felice del suo oggetto, non solo per quanto viene pagato e gli consente di vivere, ma soprattutto perchè vi trova la soddisfazione di aver escogitato e creato qualche cosa di suo, che lo esprime e lo avvicina al Creatore. Alla base della spiritualità vi è la credenza nella divinità e la spiritualità cristiana è di natura soprannaturale . Un testo fondamentale per quanto riguarda il lavoro è il primo capitolo della Genesi, (che Giovanni Paolo II nella LE n. 25 chiama "Il primo Vangelo del lavoro") dove il lavoro si identifica completamente conl' amore: quello di Dio che crea dal nulla. In questo modo viene creato anche l'uomo a cui Dio affida il perfezionamento della sua opera dotandolo a sua immagine di sostanza spirituale. Gesù Cristo con le sue parole, le parabole e la vita di un lavoratore ha veramente proclamato " Il Vangelo del lavoro" le cui linee essenziali possono essere fornite da:
•·       Lavoro come partecipazione all'opera del Creatore
•·        Lavoro come unione reale con Gesù Cristo vivente, l'uomo del lavoro che insegna come ci si deve accostare alle cose di questo mondo e farne uso; ci insegna il primato dei valori spirituali su quelli di ordine economico.
•·        Lavoro umano alla luce della croce e della risurrezione di Gesù Cristo che ci ha tracciato la strada per ricostituire con il suo aiuto il nostro ordine interiore e di conseguenza riportare l'ordine nella società e nel creato.
Per poter calare nelle realtà temporali questo annuncio di salvezza attraverso il nostro lavoro è necessario invocare l'aiuto dello Spirito Santo. Benedetto XVI ci ricorda che: "Quello che è l'aria per la vita biologica,  lo è lo Spirito Santo per la vita spirituale" che necessita di vita sacramentale. Se si perde la consapevolezza che l'impegno solidale fra uomini ha origine nell'Eucarestia, se si dimentica che la riconciliazione non può essere frutto solo d'impegno umano (sempre debole), ma è opera della Grazia nel sacramento della riconciliazione, se non si educa a vivere continuità fra assemblea liturgica e vita quotidiana non ci si può lamentare dei danni della secolarizzazione.
La nostra esperienza ci fa capire che il lavoro, in generale , non si limita ad essere un mezzo di esistenza "corporale",  ma sviluppa la persona e modifica il mondo. Questo, tra i viventi , è possibile solo all'uomo in quanto sostanza materiale e spirituale dunque intelligente e libera, dotata di volontà e di autodominio,  capace di proiettarsi fuori di sè verso l'infinito e poi verso gli esseri creati e di volere il loro bene anche con sacrificio. Tutti gli altri esseri creati sono chiusi in se stessi nella ricerca della propria soddisfazione. Ogni considerazione sul valore del lavoro non puo che cominciare dall'uomo e dalla sua dignità in quanto immagine e somiglianza del Creatore e quindi sostanza anche spirituale.
Se non si concepisce l'uomo anche come spirito non si può comprendere la dignità del lavoro nelle sue espressioni più modeste e non si riesce a considerare il suo valore come superiore ai beni materiali. Da qui nasce la necessità di organizzare il lavoro in virtù delle necessità materiali e spirituali della persona e della sua famiglia. Nell'enciclica LE, Giovanni Paolo II fa emergere il senso umano, familiare e sociale del lavoro in 3 cerchi di valori:
•·       Dimensione personale del lavoro umano e la sua dignità . " Il lavoro è un bene dell'uomo, è un bene della sua umanità, perchè mediante il lavoro l'uomo non solo trasforma la natura adattandola alle proprie necessità, ma anche realizza se stesso come uomo, anzi, in un certo senso diventa più uomo" (LE 9)
•·       Famiglia come termine di riferimento per un ordine etico del lavoro umano. "Il lavoro è il fondamento su cui si forma la vita familiare, la quale è un diritto naturale ed una vocazione dell'uomo."...."Lavoro e laboriosità condizionano anche tutto il processo di educazione nella famiglia, proprio per la ragione che ognuno"diventa uomo", fra l'altro, mediante il lavoro, e quel diventare uomo esprime appunto lo scopo principale di tutto il processo educativo"...."La famiglia è al tempo stesso una comunità resa possibile dal lavoro e la prima interna scuola di lavoro per ogni uomo" (LE 10)
•·        Lavoro e società. " Nella prospettiva di uomo soggetto del lavoro , emerge quella grande società alla quale l'uomo appartiene in base a particolari legami culturali e storici"..."Tale società è anche una grande incarnazione storica e sociale del lavoro di tutte le generazioni. Tutto questo fa si che l'uomo unisca la sua più profonda identità umana con l'appartenenza alla nazione ed intenda il suo lavoro anche come incremento al bene comune, elaborato insieme ai suoi compatrioti, rendendosi così conto che per questa via il lavoro serve a moltiplicare il patrimonio di tutta la famiglia umana, di tutti gli uomini viventi nel mondo."(LE 10)
Oggi la principale risorsa dell'economia è quella umana nella sua capacità di conoscenza e di relazione produttiva ( dimensione spirituale).
Questa trasformazione comporta grandi cambiamenti sul contenuto e sulla forma delle prestazioni lavorative ed anche sui pilastri di protezione sociale.
Perchè il lavoro serva al vero bene dell'uomo e dell'umanità, occorre che sia pervaso da una cultura rinnovata dal Vangelo di Gesù Cristo:
•·       il lavoro è per l'uomo e non l'uomo per il lavoro
•·        l'uomo è per Dio : non di solo pane vive l'uomo
•·       il lavoro ha il primato sul capitale
•·       il lavoro è un bene per l'uomo
Nella "Caritas in Veritate" ( CV) al n.1, Benedetto XVI scrive:" La carità ( amore ) nella verità, di cui Gesù Cristo si è fatto testimone con la sua vita terrena e , soprattutto con la sua morte e resurrezione, è la principale forza propulsiva per il vero sviluppo di ogni persona e dell'umanità intera". Nella "Spe Salvi" al n. 15 scrive :"Nessuna positiva ristrutturazione del mondo può riuscire là dove le anime inselvatichiscono".
Al n. 76 della CV scrive:" Uno degli aspetti del moderno spirito tecnicistico è riscontrabile nella propensione a considerare i problemi ed i moti legati alla vita interiore soltanto da un punto di vista psicologico, fino al riduzionismo neurologico. L'interiorità dell'uomo viene così svuotata e la consapevolezza della consistenza ontologica dell'anima umana, con le profondità che i santi hanno saputo scandagliare, progressivamente si perde. Il problema dello sviluppo è strettamente collegato anche alla nostra concezione dell'anima dell'uomo, dal momento che il nostro " io" viene spesso ridotto alla psiche e la salute dell'anima è confusa con il benessere emotivo. Queste riduzioni hanno alla loro base una profonda incomprensione della vita spirituale e portano a disconoscere che lo sviluppo dei popoli, invece, dipende anche dalla soluzione di problemi di carattere spirituale."..."Lontano da Dio l'uomo è inquieto e malato. L'alienazione sociale e psicologica e le tante nevrosi che caratterizzano le società opulente rimandano anche a cause di ordine spirituale"....."Le nuove forme di schiavitù della droga e la disperazione in cui cadono tante persone trovano una spiegazione non solo sociologica e psicologica, ma essenzialmente spirituale. Il vuoto in cui l'anima si sente abbandonata, pur in presenza di tante terapie per il corpo e per la psiche, produce sofferenza. Non ci sono sviluppo plenario e bene comune universale senza il bene spirituale e morale delle persone, considerate nella loro interezza di anima e di corpo."
Al n. 77 CV :" L'assolutismo della tecnica tende a produrre l'incapacità di percepire ciò che non si spiega con la semplice materia. Eppure tutti gli uomini sperimentano i tanti aspetti immateriali e spirituali della loro vita. Conoscere non è solo un atto materiale, perchè il conosciuto nasconde sempre qualcosa che va al là del dato empirico. Ogni nostra conoscenza, anche la più semplice, è sempre un piccolo prodigio, perchè non si spiega mai completamente con gli strumenti materiali che adoperiamo. In ogni verità c'è più di quanto noi stessi ci saremmo aspettati, nell'amore che riceviamo c'è sempre qualcosa che ci sorprende."

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