lunedì 26 gennaio 2015

Luigi Sturzo e l'economia civile




21.01.15 - Udine Sala Scrosoppi via Ungheria 22
Ampia partecipazione di pubblico al secondo convegno organizzato dal Centro Sturzo in collaborazione con l’ISSR  di Udine e ispirato al Lessico sturziano . Il prof. Luigino Bruni  ha esordito dicendo che come studioso e  cittadino ha sempre considerato Sturzo un punto di riferimento nei suoi studi come padre fondatore dell’Italia del 900 ed un classico del pensiero sociale ed economico. Sturzo è stato un personaggio più grande del suo tempo che non è possibile catturare in una sola scuola  perché come i  i grandi autori è stato  fondatore di un pensiero nuovo, classico e moderno insieme. Per capirlo non si può leggerlo con le categorie del 900, ma bisogna  costruire gli strumenti che ci permettono di interpretarlo,altrimenti  il suo pensiero viene amputato e ognuno cerca di portarlo dalla sua parte. Nonostante il  pensiero economico di Sturzo  sia molto di più dell’economia civile, il prof. Bruni ha focalizzato le maggiori assonanze con Genovesi : la sua idea di mercato,  di economia, del lavoro.
L’idea di Sturzo del mercato è molto simile a quella di Genovesi, ed ha la sua origine molto tempo prima , già nel 400. Pensava che il mercato è il migliore strumento per depotenziare il mondo feudale basato su un’economia di rendita e piena di privilegi perché innesca la  mobilità sociale e la circolazione della ricchezza. Perché Sturzo pensava che la rendità è un modo negativo per produrre ricchezza? Perché mentre il profitto che nasce dal lavoro è un profitto buono, la rendita induce la persona a vivere per difendere la ricchezza che ha già prodotto o che ha  ereditato da altri.  Il prof. Bruni ha precisato che l’economia di mercato è ambivalente ed evitare il rischio di nuove schiavitù dipende da noi e dalla politica.
Per Sturzo l’economia è scienza sociale ed il suo oggetto non è mai individuale, ma sociale in quanto è una grande rete di rapporti di cooperazione prima che di competizione. Questa idea la condivide  con Aristotele, san Tommaso e Rosmini. Anche nella visione civile dell’economia, questa è una grande rete di rapporti cooperativi e sociali.

Per Sturzo il lavoro è cooperazione fra gli esseri umani, l’esperienza più sociale dell’uomo, il principale linguaggio sociale.
Egli ha la visione biblica dell’uomo e del lavoro che è comunione fra noi, le cose, il trascendente.Ogni atto umano è un atto spirituale  che consente al lavoro di poter essere un dono quando in esso si esprimono le dimensioni dell’umano: passione, entusiasmo, creatività, cuore.

Il prof. Bruni ha sottolineato che  queste dimensioni dell’umano non si possono comprare con il denaro,  a differenza di quanto spesso ritiene la classe dirigente aziendale.
La riconoscenza e la reciprocità sono il frutto di uno sguardo  di riconoscenza e di stima che il lavoratore si aspetta dai dirigenti. Oggi la prima crisi del lavoro è la mancanza di questo  sguardo di stima.
Se oggi non riprendiamo a guardare il lavoro con occhi sturziani, non saranno sufficienti le riforme di cui tanto si discute in questo periodo di crisi.

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