sabato 10 marzo 2012

La responabilità sociale dell'impresa

La storia della RSI è recente e si è soliti farla iniziare dal contributo dato da Bowen nel 1953 che contiene una prima definizione di RSI. Solo con il fenomeno della globalizzazione, a partire dalla fine degli anni settanta, è scoppiata la problematica della RSI. Nonostante numerosi studi e dibattiti degli ultimi 30 anni non esiste ad oggi una definizione largamente condivisa della RSI e siamo ancora in uno stato privato di definizioni. L'idea dominante è che l'azione economica è neutrale in quanto le relazioni sociali che transitano per il mercato non avrebbero alcun bisogno di essere assoggettate ad un giudizio etico. L'ancoraggio etico della RSI trova non poche difficoltà ad essere accolto anche perchè la globalizzazione aumenta la distanza fra azione e conseguenze ultime dell'azione e le imprese tendono a prestare poca attenzione a ciò che non è rilevabile quantitativamente a breve termine. Il rapido mutamento tecnologico che connota la terza rivoluzione industriale tende a ridurre la capacità di valutare i rischi e gli esiti. Bisogna convenire con Bauman che "oggi l'organizzaione nel suo complesso è uno strumento per la cancellazione della responsabilità". I giudizi critici della RSI sostengono che questa possa servire da paravento per consentire ad imprese senza scrupoli morali di eliminare o ridurre la forza competitiva dei rivali. Un'altra critica denuncia la possibilità che i comportamenti socialmente responsabili possano occultare la logica del puro business ( per l'impresa conta solo il risultato economico misurato come profitto). Non possiamo considerare socialmente responsabile l'impresa che mentre produce ricchezza non difende i diritti umani, non rispetta l'integrità morale delle persone e poi diventa compassionevole solo nel momento della distribuzione della ricchezza prodotta. E' la logica della pura filantropia. La critica di fondo alla RSI è contenuta nell'affermazione di Friedmann: "poche tendenze possono minacciare le fondamenta stesse della nostra libera società come l'accettazione da parte dei responsabili dell'impresa di una responsabilità sociale che sia altro che fare tanti più soldi possibili per i loro azionisti". I critici della RSI sono invece d'accordo sul punto che il profitto da parte dell'impresa deve avvenire nel rispetto delle norme legali vigenti. Sappiamo bene che i processi di legiferazione non seguono mai in tempi rapidi l'evoluzione delle vicende economiche in una dinamica sociale accelerata come quella attuale e poi che cosa garantisce che quello che viene fissato dalla legge venga effettivamente adempiuto? Sul tema della RSI si stanno diffondendo diversi documenti che vengono redatti al fine di garantire all'impresa una "buona reputazione": bilancio sociale, codice etico, certificazione etica, bilancio di sostenibilità, da non confondersi con la certificazione di qualità. [1] Il fondamento della " buona reputazione "è debole perché l'orizzonte etico del contrattualismo nel quale viviamo è quello dell'individualismo, in cui, se c'è la possibilità di trasgredire la norma senza intaccare la propria reputazione, questo viene fatto. Dobbiamo convenire che l'esecutorietà di una norma dipende prima di tutto dalla costituzione morale della persona cioè dalla sua motivazione interna prima che da sistemi esterni. Quale ancoraggio etico è in grado di offrire un sostegno più solido alla RSI? E' l'etica delle virtù.  Per fare solo un esempio, se consideriamo il rapporto fra l'impresa ed il dipendente, questo rapporto può assumere le forme "dello scambio sociale" oppure dello "scambio di mercato". Nel primo caso sono determinanti l'onestà, la lealtà, il senso del dovere, l'attaccamento alla missione, la responsabilità: tutti elementi che non sono misurabili. Nel secondo caso tutto passa attraverso schemi di incentivi ai soli fini della produttività. Il lavoratore accetterà di entrare in uno "scambio sociale" solamente se l'imprenditore si comporta da soggetto morale che mette in pratica il principio di reciprocità. Il principio di reciprocità ha fondamento nella categoria della fratellanza degli uomini che è stata introdotta da Gesù Cristo. La fratellanza universale non è un sentimento che si esaurisce nella dimensione affettiva, ma è un vincolo ontologico dell'umanità. E' Dio che sta a fondamento della dignità dell'uomo davanti agli altri uomini e della loro radicale uguaglianza e fraternità a qualsiasi razza, sesso,cultura,classe appartengano. Il lavoro, in qualsiasi luogo si svolga: famiglia, azienda, scuola, ente pubblico, rappresenta una dimensione fondamentale dell'esistenza umana non solo come partecipazione all'opera della creazione, ma anche della redenzione. Chi svolge il suo lavoro nello stile insegnato da Gesù Cristo, coopera con lui nella sua opera redentrice. E' necessario prendere coscienza che il termine lavoro indica il duplice carattere dell'attività umana: "positivo" se l'uomo lavora per l'unità del creato valorizzando se stesso nell'ordine stabilito da Dio; "negativo" se lavora per affermare se stesso sfruttando ed utilizzando gli altri per suo beneficio personale. Questo duplice volto è uno dei criteri fondamentali per la valutazione di un sistema economico come ha ben espresso Giovanni Paolo II nella Laborem Exercens: " Il lavoro umano è una chiave e probabilmente la chiave essenziale di tutta la questione sociale, se cerchiamo di vederla veramente dal punto di vista del bene dell'uomo". Nello svolgimento della sua attività economica mediante la produzione di beni e servizi, l'impresa svolge di conseguenza una funzione sociale creando opportunità d'incontro, di collaborazione, di valorizzazione delle capacità delle persone coinvolte. Pertanto nell'impresa la dimensione economica è condizione per il raggiungimento di obiettivi non solo economici, ma anche sociali e morali da conseguire congiuntamente a tutti quelli che vi collaborano. In particolare, in questo momento di emergenza educativa, è necessario che l'impresa prenda coscienza del ruolo fondamentale della famiglia nell'educazione dei giovani ed indirizzi la sua responsabilità sociale in particolare verso la famiglia e l'armonizzazione dei tempi famiglia-lavoro. L'etica delle virtù ci consente di realizzare il bene mediante le opere e la vita virtuosa è la vita migliore non solo per gli altri ma anche per se stessi. Ecco perché è importante la diffusione più larga possibile delle virtù civiche attraverso l'educazione e le opere e l'impresa è uno degli attori principali.
[1] Bilancio sociale Tra gli strumenti di responsabilità sociale il Bilancio Sociale rappresenta l'esito di un processo e non undocumento fine a se stesso: "Il bilancio sociale è l'esito di un processo con cui l'amministrazione rende conto delle scelte, delleattività, dei risultati e dell'impiego di risorse in un dato periodo, in modo da consentire ai cittadini e ai diversi interlocutori diconoscere e formulare un proprio giudizio su come l'amministrazione interpreta e realizza la sua missione istituzionale e il suomandato".

Codice etico Il Codice Etico è l'altra faccia del Bilancio Sociale. Infatti dalla missione aziendale si possono diramare due attivitàconcomitanti, una più generale rivolta al controllo delle politiche d'impresa (il Bilancio Sociale), l'altra ai comportamenti individuali (il Codice Etico). E' un mezzo efficace a disposizione delle imprese per prevenire comportamenti irresponsabili o illeciti da parte di chi opera in nome e per conto dell'azienda, perché introduce una definizione chiara ed esplicita delle responsabilità etiche e sociali dei propri dirigenti, quadri, dipendenti e spesso anche fornitori verso i diversi gruppi di stakeholder.

Certificazione etica L'impegno etico e sociale di un'impresa oltre ad essere testimoniato dal proprio Codice etico e/o Bilancio sociale, può anche essere certificato. Questo nuovo standard internazionale di certificazione che riguarda:il rispetto dei diritti umani, il rispetto dei diritti dei lavoratori, la tutela contro lo sfruttamento dei minori, le garanzie di sicurezza esalubrità sul posto di lavoro è denominato SA 8000. Questa norma non nasce nello stesso modo in cui si sono sviluppate le certificazioni tecniche (es. ISO 9000), cioè da parametri stabiliti da comitati di esperti nazionali di un settore specialistico che formalizzano tali scelte in norme da far condividere a livello nazionale ed internazionale percorrendo un lungo ciclo che si allarga dall'Europa (EN) fino al mondo (ISO). SA 8000 nasce dal CEPAA (Council of Economical Priorities Accreditation Agency, www.cepaa.org ), emanazione del CEP (Council of Economic priorities), istituto statunitense fondato nel 1969 per fornire agli investitori ed ai consumatori, strumenti informativi per analizzare le performance sociali delle aziende. Il CEPAA ha per missione lo scopo di rendere le organizzazioni in grado di essere socialmente responsabili, riunendo i principali stakeholder per sviluppare standard volontari basati sul consenso, accreditando organizzazioni qualificate per verificare la conformità, promuovendo la conoscenza e comprensione dello standard e incoraggiandone l'attuazione a livello mondiale. L'organismo riunisce 21 membri, in rappresentanza delle organizzazioni sindacali, delle organizzazioni non governative, di associazioni che tutelano i diritti umani e dell'infanzia, di imprese che investono in modo socialmente responsabile, dei società di certificazione. Lo standard e le relative procedure di accreditamento e certificazione nascono in un ottica globale e transnazionale, pur recependo le peculiarità normative locali.
Bilancio di sostenibilità Si tratta di un documento che riporta in maniera completa e trasparente i risultati raggiunti, le performance economiche ottenute, i dati riguardanti le risorse umane, i progetti sviluppati a supporto dei clienti, l'attenzione al miglioramento dell'impatto ambientale, le iniziative rivolte alla collettività e la strategia per gli anni a venire.
Certificazione di qualità Certificare la qualità vuol dire essenzialmente documentare ogni fase del processo aziendale, dallaproduzione alla gestione dei materiali, dal controllo della produzione alla gestione dei documenti. L'obiettivo è quello di controllare tutte le fasi del processo che genera il prodotto o il servizio e non, come a volte erroneamente si ritiene, il controllo di qualità el prodotto o del servizio. Dopo la certificazione, l'Azienda è sottoposta a visite di sorveglianza, che vengono generalmente effettuate con frequenza annuale, con procedure analoghe a quelle di valutazione, ma con verifiche circoscritte ad alcune aree o attività aziendali. La certificazione, di sistema o di prodotto, mettendo in trasparenza l'azienda, ne rende credibile la qualità dichiarata senza aggiungere nulla a quest'ultima e al modo in cui è conseguita. Le motivazioni possono essere di vario tipo; tutte sono legate al comune denominatore costituito dalla ricerca della competitività. Tuttavia la motivazione che si riscontra più spesso soprattutto nelle piccole imprese, è costituita non tanto da una convinzione interna quanto ad una specifica richiesta da parte del committente.