venerdì 9 ottobre 2015

La lente del "Lessico sturziano" sui mezzi di comunicazione. Primo incontro: la carta stampata.



Convegno organizzato con la CISL di Udine.
Udine via Ciconi 16, ore 20:30.

Relatori: Giuseppe Liani e Renato Pilutti.

http://www.centrosturzo.fvg.it/Anno2015_CicloLessicoSturziano_ConvegniAutunno2015.aspx


I quattro incontri sulla comunicazione attraverso Carta stampata, Radio, Televisione, Internet vogliono stimolare una riflessione che aiuti la comprensione dei meccanismi che governano il sistema dell'informazione di massa. È importante infatti prendere consapevolezza che il grande volume di messaggi che ci raggiungono quotidianamente è scelto e filtrato. Con quale criterio? Gli incontri, attraverso un approccio critico e la lente del "Lessico sturziano" vogliono aiutarci a comprendere se veniamo informati oppure manipolati. Una sana democrazia esige verità e libertà affinché i cittadini possano maturare corrette decisioni. Luigi Sturzo ci aiuta ad essere cittadini "liberi e forti" e ad esercitare un'azione di controllo sul potere politico ed economico per la realizzazione di un'autentica democrazia secondo giustizia e libertà.

I quattro incontri si svolgeranno i due parti: la prima riguarderà un excursus storico politico sul modulo trattato ed una riflessione tratta dal pensiero di Luigi Sturzo, la seconda parte darà spazio ad una serie di esercitazioni pratiche con il coinvolgimento dei partecipanti che consentiranno di conoscere il medium e le sue specifiche potenzialità. Sarà utile portare carta e penna ed anche un registratore.

venerdì 17 aprile 2015

Convegno 17.04.15 - Valorizzare la responsabilità per uscire dalla povertà: verso un nuovo modo d'intendere l'assistenza sociale.





Nel suo saluto il sindaco Paolo Menis ha spiegato che il convegno ha l’obiettivo di orientare ad un cambiamento per un nuovo modo d’intendere i servizi sociali. La necessità è resa urgente dalla crisi economica che allarga la platea degli interventi e la contemporanea riduzione delle risorse.

Daniela Vidoni richiamandosi al Lessico sturziano ha ricordato che per Sturzo il solidarismo non è un mezzo momentaneo per risolvere i problemi dei poveri, ma una risorsa sociale da investire per la promozione degli ultimi. La povertà va pensata come energia positiva che fa crescere la persona e la società perché esperienza di ricerca, di condivisione, di completamento che si attua attraverso relazioni positive. Inoltre la povertà è prodotta da un cattivo funzionamento di alcuni soggetti della società come la politica e l’economia . Come fare giustizia? Sturzo identifica il concetto di giustizia con la moralità, con una coscienza etica ben formata che fa pensare la politica e l’economia a partire dalla morale  e non dalla sua esclusione come sta avvenendo. Sturzo ha sempre messo in evidenza che la centralizzazione dello Stato post unitario allargando sempre di più di più le attività pubbliche, rende i cittadini succubi della classe burocratica.   Questo genera un potere irresponsabile perchè molto frazionato ed improntato ad un’analisi esasperante e frammentata che impedisce di arrivare ad una sintesi e fa perdere il senso della realtà della vita sociale nel suo svolgersi e nella sua attualità.

Oliviero Motta ha sottolineato che le misure nazionali di contrasto alla povertà sono eccessivamente frammentate e con interventi quasi esclusivamente di natura monetaria che non  favoriscono il recupero sociale e l’attivazione individuale. Sarebbe giusto che la riscossione di diritti individuali corrispondesse  a doveri di solidarietà perché quello che si riceve possa servire ad aiutare anche altri. E’ quindi necessario un  nuovo welfare comunitario che collochi la comunità locale al centro del sistema. Comunità intesa come attivazione di persone intorno a luoghi che generano relazioni capaci di produrre risposte concrete alle condizioni di difficoltà dei cittadini e li aiutino ad affrontare i momenti di crisi facendo ricorso anche alle loro  energie  e competenze .

Paolo Zenarolla  ha osservato che la  capacità della persona di reazione al bisogno dipende anche dal livello di inserimento della stessa in una comunità come era naturale nella nostra società friulana. Non è la stessa cosa sostituire le relazioni  di comunità con la tecnocrazia dell’assistenza sociale come risposta ai bisogni. L’elemento su cui lavorare è la comunità, che va intesa come luogo in cui si realizza la persona. In una comunità  le persone vivono anche le situazioni di crisi con naturalezza in quanto le povertà sono accolte, riconosciute e sostenute verso esiti di uscita, ma questi legami vanno costruiti prima che nascano  i bisogni. E’ necessario rileggere i percorsi che hanno regolato i corpi intermedi alla luce della necessità di ricostruire legami comunitari. Gli strumenti di aiuto vanno ripensati favorendo la partecipazione alla vita pubblica attraverso la vita comunitaria. Purtroppo le nuove leggi sul welfare sono vanificate dalle procedure burocratiche per cui si ha difficoltà a lavorare e molte persone a cui sono dirette non sono raggiungibili.

sabato 11 aprile 2015

Convegno 17.04.15 - Valorizzare la responsabilità per uscire dalla povertà: verso un nuovo modo d'intendere l'assistenza sociale.



Il convegno si svolgerà il 17.04.15 alle 20.30 presso la Biblioteca Guarneria in via Roma 1 a S. Daniele del Friuli.
Il relatore Oliviero Motta è operatore sociale e giornalista pubblicista. Dal 1991 è impegnato professionalmente nel terzo settore. È vicepresidente della cooperativa sociale Intrecci,
aderente al Consorzio Farsi Prossimo di Milano.Scrive per “ Rocca” e “ Welfare oggi”.
Inrerverrà il dr. Paolo Zenarolla direttore della Caritas dell'Arcidiocesi di Udine.

Per approfondimenti sul programma:
http://www.centrosturzo.fvg.it/Anno2015_CicloLessicoSturziano_Convegno170415.aspx


Convegno 18.03.15 - S. Daniele - Vivere la vita per non morire da soli




Il 18 marzo a San Daniele si è tenuto il convegno” Vivere la vita per non morire soli” organizzato dal Centro Internazionale Studi Luigi Sturzo di Udine in collaborazione con il Comune di San Daniele e la CISL di Udine. Nel saluto iniziale il sindaco Menis  ha  sottolineato che la nostra società si sta interrogando  sul fine vita, ma il tema della serata è stato impostato in maniera diversa perché intende focalizzare come vivere la vita per non morire soli. Gli aspetti su cui è necessario riflettere sono due: il primo come  deve essere lo stile di vita dell’uomo e l’altro è la qualità del fine vita.  Ogni persona con il passare degli anni  s’interroga su questi aspetti che rimandano alle domande: chi siamo, dove andiamo, cosa lasciamo? Nell’introduzione Daniela Vidoni responsabile del CISS ha messo in evidenza  che Sturzo riteneva importante e  urgente formare la coscienza cristiana perché la vedeva a fondamento della vita della nazione. Egli ha posto la persona, intesa  come essere in relazione,  alla base della vita sociale. Oggi l’uomo si concepisce  come individuo  autosufficiente e questo porta a vivere e morire soli. Il  tema della serata  è stato sviluppato dal prof. don Franco Gismano, docente di Dottrina Sociale della Chiesa all’ISSR di Udine e poi arricchito dall’esperienza della Dr.ssa Paola Ponton psicoterapeuta e psicologa responsabile del coordinamento per l’etica nella pratica clinica dell’ospedale di San Daniele e dei distretti sanitari di San Daniele e  Codroipo. Don Gismano ha spiegato che il termine persona è teologico perché solo Dio è persona in quanto  è relazione e l’uomo essendo creato a sua immagine e somiglianza è un  soggetto la cui vita assume un senso attraverso la relazione con Dio e gli altri.  Ha lanciato alcune provocazioni per far riflettere su diversi luoghi comuni che vengono presi per verità. Ha  affermando che non c’è una fase terminale della vita, c’è una fase in cui ci rendiamo conto di una patologia , ma in realtà“ s’ inizia a morire iniziando a vivere”.  Riferendosi all“ antropologia del soprannaturale” come l’ha chiamata Sturzo, ha  spiegato che non c’è nulla di più laico del soprannaturale. Per laicità s’intende vedere la realtà per quello che è non  per quelle rappresentazioni che la colgono solo in forma parziale. La terza provocazione è stata la domanda : “ cosa è la vita”? La vita è un mistero.Le varie scienze la studiano , ma non la comprendono.  E’ seguito l’intervento della  dr.ssa Paola Ponton  che ha portato l’esperienza del suo essere in sanità nella società odierna, con grandi sfide  che sono  legate al vivere e al morire soli,  fisicamente, emotivamente, spiritualmente, soli  in non luoghi. Dagli anni 50 ad oggi l’avvento della tecnica, della biomedicina, delle biotecnologie hanno cambiato la nostra vita e ci offrono  varie possibilità per nascere e per morire, nella scelta del luogo e delle modalità con  varie capacità d’intervento nelle acuzie. A livello culturale e sanitario non si è però entrati nella logica di gestire le cure delle malattie cronico degenerative che oggi per molti rappresentano un lungo periodo di vita. Come poter  vivere dal primo all’ultimo istante  della vita   con consapevolezza? E’ un lavoro che ciascuno di noi deve fare con se stesso per scoprire la propria identità costituita da una storia personale e familiare , di valori, principi , e costruire la propria biografia. Anche in medicina si sta recuperando il concetto di biografia rispetto a quello di biologia: non si hanno solo corpi ma persone con una propria biografia che si sedimenta anche nel corpo. E’ solo il senso e il significato che parte da noi stessi che può rispondere ai vincoli o alle offerte della cultura contemporanea.

Daniela Vidoni
  

sabato 14 marzo 2015

Convegno 18.03.15 - S. Daniele - Vivere la vita per non morire da soli


Per maggiori informazioni sul programma
http://www.centrosturzo.fvg.it/Anno2015_CicloLessicoSturziano_Convegno180315.aspx

Convegno 21.02.15 - Come cambiano i nostri paesi e le nostre città. Una città intelligente per una città visionaria.


Il Sindaco Paolo Menis  nel presentare l’iniziativa ha posto la domanda ai relatori se è meglio una città digitalizzata o una città in cui ci sono valori, integrazione, qualità della vita.
Daniela Vidoni  ricollegandosi   al Lessico sturziano ha evidenziato  il  pensiero di Sturzo su   comunità, autonomie locali, partecipazione, democrazia; un pensiero  intessuto di valori umanizzanti e non solo intelligenza tecnica, capaci di dare speranza e rispondere ai bisogni veri dell’uomo.
Giorgio Jannis ha sostituito Pietro Greco influenzato. Ha sottolineato  che è in atto una riprogettazione di entità secolari al fine di creare una spazio per i nuovi modi dell'interagire tra le persone e tra le persone e le cose. Istituzioni, biblioteche, ospedali, banche,  attività editoriali librarie e giornalistiche,  attività imprenditoriali, i mass-media, tutto ora va necessariamente reimpostato e aggiornato alle nuove possibilità e opportunità permesse dalle tecnologie dell'Informazione e della comunicazione. Le"macchine amministrative" del territorio sono luoghi eloquenti, che filtrano, producono e diffondono grandi quantità di informazione, al punto che per legge oggi abbiamo degli obblighi da parte delle Pubbliche Amministrazioni di promuovere forme di e-government, relativi alle dinamiche di trasparenza, interoperabilità e smaterializzazione del flusso documentale. L'e-partecipation ovvero la partecipazione civica mediata dalle tecnologie TIC può trovare ora nuove modalità di espressione prendendo concretamente corpo nelle piattaforme digitali deputate a ospitare la libera manifestazione di interesse dei cittadini nei processi decisionali riguardanti la collettività, grazie a dispositivi che permettano attività di tipo consultivo e deliberativo .Lo stesso concetto di smart-city, può essere inteso come una medaglia a due facce, dove se da un lato vanno riconosciute le innovazioni tecnologiche che ora investono gli agglomerati urbani rendendoli appunto di per sé eloquenti - flussi di informazioni, ottimizzazioni sulla mobilità, edifici intelligenti, sensoristica diffusa, connettività ubiqua - d'altro lato lascia emergere la consapevolezza che l'alfabetizzazione alla cittadinanza digitale e il cambiamento che la nuova epoca ci richiede passa per una presa di coscienza forte, riguardante il nostro dover- essere una smart community.
Mario Pezzetta ha precisato che in Friuli è meglio parlare di smart  lander visto che è un insieme  di territori. Ritiene che le nuove tecnologie digitali contribuiscono all’attuazione del pensiero di Sturzo in quanto esse  permettono la valorizzazione delle singole municipalità, maggiori  possibilità di collaborazione fra le stesse , realizzazione delle autonomie locali e della sussidiarietà. Il digitale ha un’anima globalizzante, ma anche personale per cui è necessario spingere sull’identità rinnovata anche dei piccoli comuni. La riforma in atto con l’unione di comuni, deve approfittare della rivoluzione tecnologica  per  snellire  tutti  servizi pubblici e  la  burocrazia. E’ inoltre necessario  ricomporre l’idea di territorio, ora amministrato da Comune, Provincia e Sopraintendenza  unificandone il governo.
Don Franco Gismano a chiusura del convegno ha sottolineato che  la formazione sulla cultura tecnologica è sicuramente necessaria per  il raggiungimento dell’eccellenza nei servizi, dello stare sul mercato, della qualità della vita. Ma non possiamo limitarci  semplicemente ad  abitare un nuovo  liguaggio, dobbiamo imparare anche a trascenderlo per scoprire il senso, il  significato per cui vale la pena di vivere.

domenica 15 febbraio 2015

Convegno 21.02.15 S. Daniele del Friuli - Come cambiano i nostri paesi e le nostre città: una città intelligente per una città visionaria



Luigi Sturzo è stato prosindaco (sindaco) di Caltagirone per 15 anni e per 12 anni ha ricoperto la carica di vicepresidente nazionale dell'ANCI.
Il convegno si propone di attingere al pensiero di Sturzo come linfa da iniettare nel contesto sociale attuale pervaso dalle tecnologie. Il prof. Pietro Greco - giornalista, scrittore, condirettore del webjournal Scienzainrete - spiegherà come coniugare il modello della città “digitale” con l'esigenza di una città vivibile, ecosostenibile, sicura, con un elavato livello di qualità della vita.

 

Il convegno si svolgerà sabato 21.02.15 alle 17:30 presso la Biblioteca guarneriana - via Roma 1 - S. Daniele del Friuli.

 

 

sabato 31 gennaio 2015

Udine - convegno 09.02.15 - "persona e comunità" nel programma e nell'appello di Luigi Sturzo a tutti gli "uomini liberi e forti"

 
 
 
L’appello di Luigi Sturzo nasce dal suo concetto di persona che gli consente di fondare un neo-personalismo solidale, laico e cristiano come base dialogica fondamentale e premessa di un nuovo pensiero politico,democratico  originale e antitotalitario. E’ un personalismo che non può essere rinchiuso nelle diverse ideologie, ma è il tentativo di recuperare l’idea di politica come realizzazione del bene comune.
Per Sturzo la prospettiva trascendentale è fondante per il bene comune: è il finalismo della persona umana ( il regno di Dio e la sua giustizia) che da luce al termine astratto di bene comune.
Il riferimento alla “coscienza cristiana”, come base della vita sociale, delle libertà e del progresso civile è certamente l’espressione più forte dell’intero appello “ ai liberi e forti”. E’ un appello al senso del dovere civico per la promozione nella società della giustizia e della libertà, un impegno a sviluppare le energie spirituali e materiali.
Di conseguenza egli affida il suo programma di sviluppo socioeconomico, piuttosto che allo Stato centrale, a un largo decentramento di autonomie locali in relazione alle necessità di sviluppo della vita locale.
Nel convegno del 9 febbraio si approfondirà il concetto di persona e di comunità propri del cristianesimo per trovare le ragioni e le energie  di un nuovo impegno per il bene comune.
 

Ulteriori informazioni sul convegno

APPELLO 18.01.1919 

"A tutti gli uomini liberi e forti, che in questa grave ora sentono alto il dovere di cooperare ai fini supremi della patria, senza pregiudizi né preconcetti, facciamo appello perché uniti insieme propugnino nella loro interezza gli ideali di giustizia e di libertà. E mentre i rappresentanti delle nazioni vincitrici si riuniscono per preparare le basi di una pace giusta e durevole, i partiti politici di ogni Paese debbono contribuire a rafforzare quelle tendenze e quei princìpi che varranno ad allontanare ogni pericolo di nuove guerre, a dare un assetto stabile alle nazioni, ad attuare gli ideali di giustizia sociale e migliorare le condizioni generali del lavoro, a sviluppare le energie spirituali e materiali di tutti i Paesi uniti nel vincolo solenne della "Società delle Nazioni".

E come non è giusto compromettere i vantaggi della vittoria conquistata con immensi sacrifici fatti per la difesa dei diritti dei popoli e per le più elevate idealità civili, così è imprescindibile dovere di sane democrazie e di governi popolari trovare il reale equilibrio dei diritti nazionali con i supremi interessi internazionali e le perenni ragioni del pacifico progresso della società.
Perciò sosteniamo il programma politico, morale patrimonio delle genti cristiane, ricordato prima da parola augusta e oggi propugnato da Wilson come elemento fondamentale del futuro assetto mondiale, e rigettiamo gli imperialismi che creano i popoli dominatori e maturano le violente riscosse; perciò domandiamo che la società delle nazioni riconosca le giuste aspirazioni nazionali, affretti l'avvento dei disarmo universale, abolisca il segreto dei trattati, attui la libertà dei mari, propugni nei rapporti internazionali la legislazione sociale, la uguaglianza del lavoro, le libertà religiose contro ogni oppressione di setta, abbia la forza della sanzione e dei mezzi per la tutela dei diritti dei popoli deboli contro le tendenze sopraffattrici dei forti.

Al migliore avvenire della nostra Italia - sicura nei suoi confini e nei mari che la circondano - che per virtù dei suoi figli nei sacrifici della guerra ha con la vittoria compiuta la sua unità e rinsaldata la coscienza nazionale, dedichiamo ogni nostra attività con fervore d'entusiasmi e con fermezza di illuminati propositi.
A uno Stato accentratore tendente a limitare e regolare ogni potere organico e ogni attività civica e individuale, vogliamo sul terreno costituzionale sostituire uno Stato veramente popolare, che riconosca i limiti della sua attività, che rispetti i nuclei e gli organismi naturali - la famiglia, le classi, i Comuni - che rispetti la personalità individuale e incoraggi le iniziative private. E perché lo Stato sia la più sincera espressione del volere popolare, domandiamo la riforma dell'istituto parlamentare sulla base della rappresentanza proporzionale, non escluso il voto alle donne, e il Senato elettivo, come rappresentanza direttiva degli organismi nazionali, accademici, amministrativi e sindacali, vogliamo la riforma della burocrazia e degli ordinamenti giudiziari e la semplificazione della legislazione, invochiamo il riconoscimento giuridico delle classi, l'autonomia comunale, la riforma degli enti provinciali e il più largo decentramento nelle unità regionali.

Ma sarebbero vane queste riforme senza il contenuto se non reclamassimo, come anima della nuova società, il vero senso di libertà rispondente alla maturità civile dei nostro popolo e al più alto sviluppo delle sue energie: libertà religiosa non solo agl'individui ma anche alla Chiesa, per la esplicazione della sua missione spirituale nel mondo, libertà di insegnamento senza monopoli statali; libertà alle organizzazioni di classe, senza preferenze e privilegi di parte; libertà comunale e locale secondo le gloriose tradizioni italiche.
Questo ideale di libertà non tende a disorganizzare lo Stato ma è essenzialmente organico nel rinnovamento delle energie e delle attività che debbono trovare al centro la coordinazione, la valorizzazione, la difesa e lo sviluppo progressivo. Energie che debbono comporsi a nuclei vitali che potranno fermare o modificare le correnti disgregatrici, le agitazioni promosse a nome di una sistematica lotta di classe e della rivoluzione anarchica, e attingere dall'anima popolare gli elementi di conservazione e di progresso, dando valore all'autorità come forza ed esponente insieme della sovranità popolare e della collaborazione sociale.

Le necessarie e urgenti riforme nel campo della previdenza e della assistenza sociale nella legislazione del lavoro, nella formazione e tutela della piccola proprietà devono tendere alla elevazione delle classi lavoratrici mentre l'incremento delle forze economiche del Paese, l'aumento della produzione, la salda ed equa sistemazione dei regimi doganali, la riforma tributaria, lo sviluppo della marina mercantile, la soluzione del problema del mezzogiorno, la colonizzazione interna del latifondo, la riorganizzazione scolastica e la lotta contro l'analfabetismo varranno a far superare la crisi del dopoguerra e a tesoreggiare i frutti legittimi e auspicati della vittoria.

Ci presentiamo nella vita politica con la nostra bandiera morale e sociale, ispirandoci ai saldi princìpi del cristianesimo che consacrò la grande missione civilizzatrice dell'Italia; missione che anche oggi, nel nuovo assetto dei popoli, deve rifulgere di fronte ai tentativi di nuovi imperialismi, di fronte a sconvolgimenti anarchici di grandi imperi caduti, di fronte a democrazie socialiste che tentano la materializzazione di ogni idealità, di fronte a vecchi liberalismi settari che nella forza dell'organismo statale centralizzato resistano alle nuove correnti affrancatrici.

A tutti gli uomini moralmente liberi e socialmente evoluti, a quanti nell'amore della patria sanno congiungere il giusto senso dei diritti e degli interessi nazionali con un sano internazionalismo, a quanti apprezzano e rispettano le virtù morali del nostro popolo, a nome del Partito popolare italiano facciamo appello e domandiamo l'adesione al nostro programma.


Roma, 18 gennaio 1919
La Commissione Provvisoria: on. avv. Giovanni Bertini, avv. Giovanni Bertone, Stefano Cavazzoni, conte Giovanni Grosoli, on. dr. Giovanni Longinotti, on. avv. Angelo Mauri, avv. Umberto Merlin, on. avv. Giulio Rodinò, conte avv. Carlo Santucci, prof. don Luigi Sturzo, segretario politico

PROGRAMMA DEL PARTITO POPOLARE ITALIANO

I. Integrità della famiglia. Difesa di essa contro tutte le forme di dissoluzione e di corrompimento. Tutela della moralità pubblica, assistenza e protezione dell'infanzia, ricerca della paternità.
II. Libertà di insegnamento in ogni grado. Riforma e cultura, diffusione dell'istruzione professionale.
III. Riconoscimento giuridico e libertà dell'organizzazione di classe nell'unità sindacale, rappresentanza di classe senza esclusione di parte negli organi pubblici del lavoro presso il Comune, la Provincia, lo Stato.
IV Legislazione sociale nazionale e internazionale che garantisca il pieno diritto al lavoro e ne regoli la durata, la mercede e l'igiene. Sviluppo del probivirato e dell'arbitrato per i conflitti anche collettivi del lavoro industriale e agricolo.
Sviluppo della cooperazione. Assicurazioni per la malattia, per la vecchiaia e invalidità e per la disoccupazione. Incremento e difesa della piccola proprietà rurale e costituzionale del bene di famiglia.

V. Organizzazione di tutte le capacità produttive della nazione con l'utilizzazione delle forze idroelettriche e minerarie, con l'industrializzazione dei servizi generali e locali. Sviluppo dell'agricoltura, colonizzazione interna del latifondo a coltura estensiva. Regolamento dei corsi d'acqua. Bonifiche e sistemazione dei bacini montani. Viabilità agraria. Incremento della marina mercantile. Risoluzione nazionale del problema del mezzogiorno e di quello delle terre riconquistate e delle province redente.
VI. Libertà e autonomia degli enti pubblici locali. Riconoscimento delle funzioni proprie del Comune, della Provincia e della Regione in relazione alle tradizioni della nazione e alle necessità di sviluppo della vita locale. Riforma della burocrazia. Largo decentramento amministrativo ottenuto anche a mezzo della collaborazione degli organismi industriali, agricoli e commerciali del capitale e del lavoro.
VII. Riorganizzazione della beneficenza e dell'assistenza pubblica verso forme di previdenza sociale. Rispetto della libertà delle iniziative e delle istituzioni private e di beneficenza e assistenza. Provvedimenti generali per intensificare la lotta contro la tubercolosi e la malaria. Sviluppo e miglioramento dell'assistenza alle famiglie colpite dalla guerra, orfani, vedove e mutilati.
VIII. Libertà e indipendenza della Chiesa nella piena esplicazione del suo magistero spirituale. Libertà e rispetto della coscienza cristiana considerata come fondamento e presidio della vita della nazione, delle libertà popolari e delle ascendenti conquiste della civiltà nel mondo.
IX. Riforma tributaria generale e locale, sulla base della imposta progressiva globale con l'esenzione delle quote minime.
X. Riforma elettorale politica con il collegio plurinominale a larga base con rappresentanza proporzionale. Voto femminile. Senato elettivo con prevalente rappresentanza dei corpi della nazione (corpi accademici, Comune, Provincia, classi organizzate).
XI. Difesa nazionale. Tutela e messa in valore della emigrazione italiana. Sfere di influenza per lo sviluppo commerciale del Paese. Politica coloniale in rapporto agli interessi della nazione e ispirata a un programma di progressivo incivilimento.
XII. Società delle nazioni con i corollari derivanti da una organizzazione giuridica della vita internazionale: arbitrato, abolizione dei trattati segreti e della coscrizione obbligatoria,
 disarmo universale.


lunedì 26 gennaio 2015

S. Daniele del Friuli - Convegno 29.01.15 - I nativi digitali e l'uso delle tecnologie informatiche

 
 
Il “ digitale” segna in maniera forte e diffusa la nostra epoca.
Anche  “i nuovi media” non sono più nuovi perché internet ha compiuto 25 anni.
I media non sono dei semplici ”strumenti” che usiamo all’occorrenza per poi riporli come si fa con un utensile. I media sono un “ ambiente sempre attivo” che converge con l’ambiente fisico. La nostra esperienza è sempre più mediatizzata e immersiva in quanto, anche non volendolo, siamo sempre sottoposti a stimoli sensoriali. Attraverso strumenti di socializzazione come Facebok e Twitter possiamo interagire con tutto il mondo. Ci sono anche in questo mondo digitale dei segni dei tempi che è importante cogliere per vedere come il nuovo ambiente mediale possa essere un ambito di buona relazione e di educazione al reale, al vero, al bello, alla pace, alla solidarietà fra uomini e popoli. Luigi Sturzo con la sua testimonianza di vita e tutti i suoi scritti ha contribuito a definire nuove pedagogie culturali attingendo dal classico e dal moderno insieme avendo sempre  al centro la valorizzazione della persona umana e l’attuazione della democrazia e solidarietà fra popoli. Sicuramente Sturzo oggi  vedrebbe nel mondo digitale uno strumento potente di diffusione per il recupero ed il rafforzamento dei valori democratici, della dignità della persona, della giustizia e della libertà, dellla cooperazione fra uomini.
 

Luigi Sturzo e l'economia civile




21.01.15 - Udine Sala Scrosoppi via Ungheria 22
Ampia partecipazione di pubblico al secondo convegno organizzato dal Centro Sturzo in collaborazione con l’ISSR  di Udine e ispirato al Lessico sturziano . Il prof. Luigino Bruni  ha esordito dicendo che come studioso e  cittadino ha sempre considerato Sturzo un punto di riferimento nei suoi studi come padre fondatore dell’Italia del 900 ed un classico del pensiero sociale ed economico. Sturzo è stato un personaggio più grande del suo tempo che non è possibile catturare in una sola scuola  perché come i  i grandi autori è stato  fondatore di un pensiero nuovo, classico e moderno insieme. Per capirlo non si può leggerlo con le categorie del 900, ma bisogna  costruire gli strumenti che ci permettono di interpretarlo,altrimenti  il suo pensiero viene amputato e ognuno cerca di portarlo dalla sua parte. Nonostante il  pensiero economico di Sturzo  sia molto di più dell’economia civile, il prof. Bruni ha focalizzato le maggiori assonanze con Genovesi : la sua idea di mercato,  di economia, del lavoro.
L’idea di Sturzo del mercato è molto simile a quella di Genovesi, ed ha la sua origine molto tempo prima , già nel 400. Pensava che il mercato è il migliore strumento per depotenziare il mondo feudale basato su un’economia di rendita e piena di privilegi perché innesca la  mobilità sociale e la circolazione della ricchezza. Perché Sturzo pensava che la rendità è un modo negativo per produrre ricchezza? Perché mentre il profitto che nasce dal lavoro è un profitto buono, la rendita induce la persona a vivere per difendere la ricchezza che ha già prodotto o che ha  ereditato da altri.  Il prof. Bruni ha precisato che l’economia di mercato è ambivalente ed evitare il rischio di nuove schiavitù dipende da noi e dalla politica.
Per Sturzo l’economia è scienza sociale ed il suo oggetto non è mai individuale, ma sociale in quanto è una grande rete di rapporti di cooperazione prima che di competizione. Questa idea la condivide  con Aristotele, san Tommaso e Rosmini. Anche nella visione civile dell’economia, questa è una grande rete di rapporti cooperativi e sociali.

Per Sturzo il lavoro è cooperazione fra gli esseri umani, l’esperienza più sociale dell’uomo, il principale linguaggio sociale.
Egli ha la visione biblica dell’uomo e del lavoro che è comunione fra noi, le cose, il trascendente.Ogni atto umano è un atto spirituale  che consente al lavoro di poter essere un dono quando in esso si esprimono le dimensioni dell’umano: passione, entusiasmo, creatività, cuore.

Il prof. Bruni ha sottolineato che  queste dimensioni dell’umano non si possono comprare con il denaro,  a differenza di quanto spesso ritiene la classe dirigente aziendale.
La riconoscenza e la reciprocità sono il frutto di uno sguardo  di riconoscenza e di stima che il lavoratore si aspetta dai dirigenti. Oggi la prima crisi del lavoro è la mancanza di questo  sguardo di stima.
Se oggi non riprendiamo a guardare il lavoro con occhi sturziani, non saranno sufficienti le riforme di cui tanto si discute in questo periodo di crisi.

sabato 10 gennaio 2015

Luigi Sturzo e l'economia civile





Il 21 gennaio alle ore 17,30 in Sala Scrosoppi, viale Ungheria 22 a Udine si terrà il secondo convegno organizzato dal Centro Internazionale Studi Luigi Sturzo in collaborazione con l’ISSR sul Lessico sturziano.


Dopo il saluto dell’Arcivescovo mons Andrea Bruno Mazzocato, il prof. Luigino Bruni docente di economia politica all’università Lumsa di Roma presenterà il pensiero dell’economia civile con il tema "Luigi Sturzo e l’economia civile".
Perché è importante parlare di economia civile?
Nell’ultimo ventennio assistiamo ad una ripresa della ricerca scientifica e nell’agire economico nella prospettiva dell’economia civile in quanto la rescissione dell’economia dalle scienze morali, iniziata gradualmente con la rivoluzione industriale, ha visto crescere la ricerca scientifica sul "homo
economicus" il cui comportamento è basato sulla massimizzazione del profitto e sull’utilità individuale.
Che cos’è l’economia civile?
L’espressione "economia civile" si deve ad Antonio Genovesi a cui fu assegnata a Napoli nel 1754 la prima cattedra di economia in Europa. E’ una scuola di pensiero esclusivamente italiana che ha la sua radice nell’epoca dell’umanesimo civile napoletano e prima ancora in Aristotele, Cicerone, San Tommaso.
Dalla fine del 1700, a causa dell’enorme influenza del pensiero dell’economia politica, l’economia civile è stata totalmente emarginata.
Che cosa differenzia l’economia politica dall’economia civile?
La prima elaborazione del pensiero dell’economia politica si deve ad Adam Smith in Scozia nel 1776. Dei tre principi regolativi che stanno a fondamento di ogni ordine sociale, la ricerca scientifica dell’economia politica prende in considerazione soltanto i primi due: il primo mira all’efficiente allocazione delle risorse (compito assegnato al mercato) e il secondo alla redistribuzione che mira all’equità sociale (compito assegnato allo Stato). Da qui nasce il modello Stato-mercato.

Ciò che accomuna tutte le molteplici scuole di pensiero dell’economia politica da Smith ai nostri giorni è la trascuratezza del terzo principio dell’ordine sociale: quello di reciprocità che mira a tradurre in pratica l’idea di fraternità. Per queste scuole la pratica della reciprocità non ha nulla a che vedere con la sfera economica a cui bastano i contratti e le norme giuridiche.

Invece il programma di ricerca dell’economia civile si caratterizza per la sua capacità di tenere assieme tutti e tre i principi sia nella fase di progettazione dell’organizzazione economica della società sia nella fase in cui si svolge concretamente l’attività economica.
Il pensiero economico di Sturzo a quale scuola appartiene?
Per capire la posizione intellettuale di Sturzo riguardo all’economia si deve fare posto ad un concetto di razionalità centrato sulla persona umana che è opposto a quello egoistico che ha il suo fulcro nell’individuo. La sua matrice culturale cristiana e soprattutto la sua capacità di sguardo sul reale, sono propri dell’economia civile. Purtroppo il suo pensiero finora è stato letto solo secondo l’ottica dell’economia politica e questo ha prodotto distorsione e contrapposizioni fra ideologie.

Alla relazione seguirà una discussione con esperti di economia: il prof. Francesco Marangon dell’Università di Udine e il dr. Fulvio Mattioni.

APPROFONDIMENTI SUL CONVEGNO
http://www.centrosturzo.fvg.it/Anno2015_CicloLessicoSturziano_Convegno210115.aspx

LA PARTECIPAZIONE E' GRATUITA - E' GRADITA LA PRENOTAZIONE
Eventbrite - Luigi Sturzo e l'economia civile