21.01.15 - Udine Sala Scrosoppi via Ungheria 22
Ampia partecipazione di pubblico al secondo convegno
organizzato dal Centro Sturzo in collaborazione con l’ISSR di Udine e ispirato al Lessico sturziano . Il
prof. Luigino Bruni ha esordito dicendo
che come studioso e cittadino ha sempre
considerato Sturzo un punto di riferimento nei suoi studi come padre fondatore
dell’Italia del 900 ed un classico del pensiero sociale ed economico. Sturzo è
stato un personaggio più grande del suo tempo che non è possibile catturare in
una sola scuola perché come i i grandi autori è stato fondatore di un pensiero nuovo, classico e
moderno insieme. Per capirlo non si può leggerlo con le categorie del 900, ma
bisogna costruire gli strumenti che ci
permettono di interpretarlo,altrimenti il suo pensiero viene amputato e ognuno cerca
di portarlo dalla sua parte. Nonostante il pensiero economico di Sturzo sia molto di più dell’economia civile, il
prof. Bruni ha focalizzato le maggiori assonanze con Genovesi : la sua idea di
mercato, di economia, del lavoro.
L’idea di Sturzo del mercato è molto simile a quella di Genovesi,
ed ha la sua origine molto tempo prima , già nel 400. Pensava che il mercato è
il migliore strumento per depotenziare il mondo feudale basato su un’economia di
rendita e piena di privilegi perché innesca la
mobilità sociale e la circolazione della ricchezza. Perché Sturzo
pensava che la rendità è un modo negativo per produrre ricchezza? Perché mentre
il profitto che nasce dal lavoro è un profitto buono, la rendita induce la
persona a vivere per difendere la ricchezza che ha già prodotto o che ha ereditato da altri. Il prof. Bruni ha precisato che l’economia di
mercato è ambivalente ed evitare il rischio di nuove schiavitù dipende da noi e
dalla politica.
Per Sturzo l’economia è scienza sociale ed il suo oggetto
non è mai individuale, ma sociale in quanto è una grande rete di rapporti di
cooperazione prima che di competizione. Questa idea la condivide con Aristotele, san Tommaso e Rosmini. Anche
nella visione civile dell’economia, questa è una grande rete di rapporti
cooperativi e sociali.
Per Sturzo il lavoro è cooperazione fra gli esseri umani, l’esperienza
più sociale dell’uomo, il principale linguaggio sociale.
Egli ha la visione biblica dell’uomo e del lavoro che è
comunione fra noi, le cose, il trascendente.Ogni atto umano è un atto spirituale che consente al lavoro di poter essere un dono
quando in esso si esprimono le dimensioni dell’umano: passione, entusiasmo,
creatività, cuore.
Il prof. Bruni ha sottolineato che queste dimensioni dell’umano non si possono
comprare con il denaro, a differenza di
quanto spesso ritiene la classe dirigente aziendale.
La riconoscenza e la reciprocità sono il frutto di uno
sguardo di riconoscenza e di stima che
il lavoratore si aspetta dai dirigenti. Oggi la prima crisi del lavoro è la
mancanza di questo sguardo di stima.Se oggi non riprendiamo a guardare il lavoro con occhi sturziani, non saranno sufficienti le riforme di cui tanto si discute in questo periodo di crisi.
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